Da oltre un anno ormai si parla
della realizzazione di una moschea a
Milano. Fra polemiche varie, leggi
“anti moschee” e sentenze del Tar,
però, la situazione appare ancora bloccata. Il
2016 sarà l’anno buono? Facciamo un po’ il riassunto della vicenda e
spieghiamo perché (secondo noi) si tratta di un progetto chiave per
l’integrazione culturale nel nostro Paese.
Il
bando prevedeva l’assegnazione in affitto delle strutture con un contratto di 30 anni
eventualmente rinnovabile ai seguenti canoni annui (base d’asta): 7 mila 600 euro annui per via Marignano, 10
mila per via Sant'Elia e 25 mila per via Esterle (per questa struttura è
necessario che l'assegnatario si faccia carico delle spese per la demolizione
totale). I criteri di valutazione
delle proposte erano stabiliti per privilegiare progetti con tracciabilità
finanziaria, valenza culturale e apertura al dialogo con le altre fedi,
trasparenza di organizzazione e presenza di celebranti che parlano italiano.
LA
LEGGE ANTI MOSCHEE
– La risposta del “Pirellone” non si fa attendere e a gennaio 2015 la Regione Lombardia emana una legge che
mira esplicitamente a ostacolare la
creazione di nuovi luoghi di culto tramite regole urbanistiche molto
restringenti. Ad esempio si prevede che le aree individuate abbiano una
superficie di parcheggi pari ad almeno il doppio di quella del luogo di culto;
sarà poi necessario dotarsi di impianti di videosorveglianza collegati con le
forze dell'ordine; sarà obbligatorio mantenere una “distanza minima” dagli
altri luoghi di culto e ovviamente l’architettura dei nuovi edifici dovrà tener
conto delle “caratteristiche generali e peculiari del paesaggio lombardo”.
Quali sono le “caratteristiche
generali e peculiari del paesaggio lombardo” siamo curiosi di saperlo dal
governatore leghista Roberto Maroni,
ma intanto il governo Renzi ha impugnato la legge davanti alla Corte Costituzionale e siamo in attesa
di un responso. Su questo c’è da dire che il provvedimento della Regione tecnicamente non è discriminatorio
perché non fa riferimento solo alla organizzazioni islamiche, ma vale per tutte
le confessioni…Con il risultato che non solo i musulmani saranno penalizzati da
questa legge, ma lo saranno anche tutte le altre religioni.
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Un progetto di moschea presentato dal Caim |
A fine settembre però veniva
pubblicata la graduatoria definitiva del bando e questa (non troppo a sorpresa)
vedeva tagliata fuori l’associazione del
Bangladesh, a causa di un contenzioso aperto con l'amministrazione per la
moschea abusiva di via Cavalcanti. Automaticamente subentrava la seconda
classificata ovvero la Casa della
Cultura islamica di via Padova, fondata da Asfa Mahmoud, Ambrogino d'oro nel 2009 e rappresentante dell’Islam
moderato. L’associazione del Bangladesh a questo punto faceva ricorso al Tar
della Lombardia che a metà novembre gli dava ragione bloccando di fatto il
percorso verso l’assegnazione definitiva delle aree.
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La moschea di Segrate |
“Il fenomeno più nuovo che merita
uno studio accurato – recita ancora lo studio del Viminale – è quello dei
centri islamici indipendenti, formalmente scollegati da ogni network nazionale.
Sono le moschee in garage, non
visibili e scarsamente interessate alla comunicazione esterna. Nella sola città
di Roma una recente ricerca ne ha censite quasi 30. Il loro collegamento, ove
esiste, è informale e si avvale prevalentemente dei canali internet. La
comunicazione è esclusivamente in arabo. Costituiscono
una zona grigia, certamente tradizionalista e di ispirazione fondamentalista ma
senza che questo significhi sempre e necessariamente l'adozione del jihadismo”.
Questo è lo stato dei fatti. Solo
in Lombardia si contano circa 450 mila
musulmani e la maggior parte di loro sono costretti a pregare in garage,
scantinati, magazzini, luoghi poco dignitosi e spesso non idonei alle norme di
igiene e sicurezza. Se cellule terroristiche si organizzano all’interno di
luoghi di culto è di questi che stiamo parlando e non delle moschee autorizzate
che sono più facilmente controllabili. Costruire
nuove moschee a Milano e in tutta Italia è giusto sia per quanto riguarda i
diritti umani (dando la possibilità di pregare in luoghi dignitosi) sia per
quanto riguarda la sicurezza interna. Fare ostruzionismo in questo processo è
un atteggiamento controproducente (per non dire stupido) oltre che
discriminatorio. Tra l’altro non si tiene conto degli oltre 70 mila italiani
convertiti all’Islam – sempre secondo stime del Viminale – e delle migliaia di
bambini italiani che nasceranno nei prossimi anni da genitori musulmani.
La
nostra società sta diventando sempre più multietnica e multiculturale e che ci piaccia o no dobbiamo
accettarlo, sempre che non si voglia tornare alla segregazione razziale. Siamo quindi tutti chiamati a fare un
grande esercizio di tolleranza, ma non nel senso tollerare=sopportare: per
tolleranza intendiamo l’aprirsi all’altro, al diverso, al nuovo, condividere cultura, esperienze e diritti
al fine di arricchire la nostra società.
Qui sotto uno dei video pubblicati per la campagna Moschea a Milano...Sì prego!
Qui sotto uno dei video pubblicati per la campagna Moschea a Milano...Sì prego!
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